Giovedì 30 Ottobre in molte piazze italiane si è manifestato contro il decreto Gelmini, con uno sciopero generale indetto dai sindacati al quale hanno partecipato molti lavoratori del settore scuola e moltissimi ragazzi. Purtroppo però tra questi ragazzi pochi sapevano il perché di questa grande manifestazione, così il giorno prima dello sciopero (Mercoledì 29 Ottobre), essendo il rappresentante della mia classe, ho deciso di portare il testo del decreto e di discuterne durante l’assemblea. Così Mercoledì 29 nelle ultime due ore abbiamo letto il decreto insieme e ne abbiamo commentato ogni articolo. È venuta fuori una discussione molto interessante paragonando ciò che i giornali e i vari partiti sostenevano e il decreto vero e proprio. Ci abbiamo messo poco a capire che lo sciopero contro il decreto Gelmini non aveva motivazioni valide per noi studenti. Infatti l’unico articolo del decreto che riguarda gli studenti e le loro problematiche è quello riguardante il 5 in condotta che tornerà a dare dignità alle scuole, perché comporterà la bocciatura per chi non avrà un comportamento consono all’ambiente scolastico. Poiché io e i miei compagni ci siamo trovati d’accordo sulla positività di questa innovazione, siamo giunti alla conclusione che lo sciopero, discusso in quei termini non di proposta ma di rigida opposizione, non avrebbe avuto senso. Quando sembrava che ormai la classe fosse unita nel “boicottare” lo sciopero, si è alzato un mio compagno che , sicuro delle sue idee, ha affermato che il decreto non si poteva ridurre a quell’articolo, ma riguardava anche l’università. Così è riuscito ad intrufolarsi nell’aula di informatica ed ha scaricato un altro decreto nel quale si parlava dell’aumento delle tasse nell’Università pubblica, “così da avviarla ad una lenta privatizzazione”. Purtroppo però l’articolo in questione non interessava le Scuole Superiori, ma faceva parte della finanziaria. Quindi alla quinta ora di Mercoledì 29 Ottobre, siamo giunti alla conclusione che il decreto Gelmini non era da contestare e che il giorno dopo, sicuri delle nostre idee, saremmo entrati quasi tutti. Il giorno dopo siamo entrati in tredici persone. Degli otto assenti uno era malato, uno aveva l’esame per la patente, quattro ragazzi hanno preferito restare a casa e soltanto due hanno partecipato alla manifestazione. Fatto sta che in quel giorno davanti al cancello del Liceo Scientifico i manifestanti avevano appeso uno striscione che impediva il passaggio (ma soprattutto intimoriva) chi avesse voluto entrare in classe. Con 13 presenti noi della 3°Bi eravamo la classe più numerosa del Liceo Scientifico di San Benedetto. Anche in città si è manifestato con un corteo di circa 700 persone (così dicono i manifestanti) che dopo essere arrivato in piazza Giorgini (30/35 minuti a piedi) si è sciolto e i ragazzi sono andati ognuno per la propria strada. Sicuramente delle 700 persone pochi conoscevano il motivo dello sciopero, ma hanno scelto la via facile dell’ assenza alle 5 ore di lezione. Concludendo inviterei coloro che leggono questo articolo a domandarsi il significato di certe posizioni che vengono prese a pretesto per gli scioperi a scuola e a farsi una propria idea invece di “fare come le pecore”, andando dietro al primo urlatore che strilla più forte e predica la via che sembra più facile e comoda.
se siete veramente cattolici,fratelli ecc ecc ecc mi dovete spiegare il perchè un ragazzino preso in affido da una famiglia che fa parte del vostro gruppo non possa partecipare alla prima comunione dei suoi fratelli???? Questa famiglia si trova a grottammare e si chiama Giorgio
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se siete veramente cattolici,fratelli ecc ecc ecc mi dovete spiegare il perchè un ragazzino preso in affido da una famiglia che fa parte del vostro gruppo non possa partecipare alla prima comunione dei suoi fratelli????
Questa famiglia si trova a grottammare e si chiama Giorgio
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