mercoledì 26 novembre 2008

Sempre meno fondi per le scuole private, ecco cosa ne pensa Vincenzo Silvano

Ecco l'articolo di Vincenzo Silvano riportato su "IlSussidiario.net" il 19 Novembre,
su un argomento che tanto preme noi di Scuola Vera e della Compagnia dei Tipi Loschi:
la scuola privata



Le scuole paritarie primarie e dell’infanzia hanno saputo solo in questi giorni che non potranno disporre dell’anticipo dei contributi spettanti per l’anno scolastico 2008/2009, già stanziati dal Bilancio 2008 e già assegnati dal Ministero dell’Istruzione. Interpellate, le Direzioni scolastiche regionali, che devono provvedere a erogare le somme ai destinatari, hanno comunicato che le casse sono vuote. E’ del tutto inusuale che fondi già stanziati vengano bloccati brutalmente. Si tratta di soldi che servono alle scuole per vivere ogni giorno, soldi di prima necessità. Non si riusciranno a pagare le tredicesime agli insegnanti. La ragione è che il ministero delle Finanze ha bloccato i fondi, almeno finché non sia terminata la sessione di Bilancio.

Poiché la sessione di Bilancio è cominciata da quando è stata approvata formalmente la Legge finanziaria da parte del Consiglio dei Ministri, ci si chiede perché il ministro dell’Istruzione e il suo apparato non si siano accorti da subito dello scippo o, peggio, abbiano finto di non vederlo o, peggio ancora, abbiano, per disattenzione e sciatteria, trascurato “il particolare”.

Su questo è dunque lecito porre alcune domande:

1.Il programma di governo del centrodestra non aveva, tra i suoi punti cardine, la libertà educativa? Le promesse elettorali sono dunque carta straccia?

2.Il Governo non si era impegnato a provvedere all’introduzione di una effettiva libertà di scelta da parte delle famiglie, dopo l’approvazione dell’ordine del giorno presentato il 9 ottobre proprio su questo tema?

3.Il sottosegretario all’Economia Giuseppe Vegas non ha forse garantito ufficialmente che «i finanziamenti pubblici per le scuole paritarie verranno assicurati dell'ammontare necessario a garantirne il funzionamento a pieno regime?»

4.Non si era detto (ilsussidiario.net, 11 novembre 2008) che sarebbe stato discusso e votato un altro ordine del giorno che, oltre a chiedere i fondi per gli istituti di istruzione non statali, avrebbe posto anche la questione della piena e totale parità scolastica da raggiungere entro la fine della legislatura?

5.Non preoccupa nessuno il fatto che possano chiudere le scuole paritarie, con conseguente trasferimento di tutti gli alunni alle statali, dove il costo è dieci volte superiore?

Quale che sia la risposta a queste domande, emerge con tutta evidenza un dato culturale e perciò politico di prima grandezza: che i temi dell’istruzione e dell’educazione non sono al primo posto nell’agenda del governo. Mentre si buttano milioni di euro in improbabili salvataggi di carrozzoni clientelari, quali l’Alitalia, in nome della lisa retorica della compagnia di bandiera nazionale, non si provvede alle necessità essenziali della Nazione. L’educazione è l’ossigeno del paese, è il respiro delle giovani generazioni. Non è un optional. Possiamo stringere la cinghia su tutto, risparmiare, razionalizzare, ma non morire.

Resta da constatare malinconicamente il divario tra le promesse e la realtà effettuale. Non è la prima volta. Le promesse, si sa, generano consenso, quanto più sono rutilanti e multicolori. Ma quando i fuochi d’artificio si spengono nel buio, anche il consenso ne condivide il destino.

Vincenzo Silvano

mercoledì 19 novembre 2008

Diario di Scuola

Giovedì 30 Ottobre in molte piazze italiane si è manifestato contro il decreto Gelmini, con uno sciopero generale indetto dai sindacati al quale hanno partecipato molti lavoratori del settore scuola e moltissimi ragazzi. Purtroppo però tra questi ragazzi pochi sapevano il perché di questa grande manifestazione, così il giorno prima dello sciopero (Mercoledì 29 Ottobre), essendo il rappresentante della mia classe, ho deciso di portare il testo del decreto e di discuterne durante l’assemblea. Così Mercoledì 29 nelle ultime due ore abbiamo letto il decreto insieme e ne abbiamo commentato ogni articolo. È venuta fuori una discussione molto interessante paragonando ciò che i giornali e i vari partiti sostenevano e il decreto vero e proprio. Ci abbiamo messo poco a capire che lo sciopero contro il decreto Gelmini non aveva motivazioni valide per noi studenti. Infatti l’unico articolo del decreto che riguarda gli studenti e le loro problematiche è quello riguardante il 5 in condotta che tornerà a dare dignità alle scuole, perché comporterà la bocciatura per chi non avrà un comportamento consono all’ambiente scolastico. Poiché io e i miei compagni ci siamo trovati d’accordo sulla positività di questa innovazione, siamo giunti alla conclusione che lo sciopero, discusso in quei termini non di proposta ma di rigida opposizione, non avrebbe avuto senso. Quando sembrava che ormai la classe fosse unita nel “boicottare” lo sciopero, si è alzato un mio compagno che , sicuro delle sue idee, ha affermato che il decreto non si poteva ridurre a quell’articolo, ma riguardava anche l’università. Così è riuscito ad intrufolarsi nell’aula di informatica ed ha scaricato un altro decreto nel quale si parlava dell’aumento delle tasse nell’Università pubblica, “così da avviarla ad una lenta privatizzazione”. Purtroppo però l’articolo in questione non interessava le Scuole Superiori, ma faceva parte della finanziaria. Quindi alla quinta ora di Mercoledì 29 Ottobre, siamo giunti alla conclusione che il decreto Gelmini non era da contestare e che il giorno dopo, sicuri delle nostre idee, saremmo entrati quasi tutti. Il giorno dopo siamo entrati in tredici persone. Degli otto assenti uno era malato, uno aveva l’esame per la patente, quattro ragazzi hanno preferito restare a casa e soltanto due hanno partecipato alla manifestazione. Fatto sta che in quel giorno davanti al cancello del Liceo Scientifico i manifestanti avevano appeso uno striscione che impediva il passaggio (ma soprattutto intimoriva) chi avesse voluto entrare in classe. Con 13 presenti noi della 3°Bi eravamo la classe più numerosa del Liceo Scientifico di San Benedetto. Anche in città si è manifestato con un corteo di circa 700 persone (così dicono i manifestanti) che dopo essere arrivato in piazza Giorgini (30/35 minuti a piedi) si è sciolto e i ragazzi sono andati ognuno per la propria strada. Sicuramente delle 700 persone pochi conoscevano il motivo dello sciopero, ma hanno scelto la via facile dell’ assenza alle 5 ore di lezione. Concludendo inviterei coloro che leggono questo articolo a domandarsi il significato di certe posizioni che vengono prese a pretesto per gli scioperi a scuola e a farsi una propria idea invece di “fare come le pecore”, andando dietro al primo urlatore che strilla più forte e predica la via che sembra più facile e comoda.

Federico

martedì 18 novembre 2008

“Una cosa morta può andare con la corrente, ma solo una cosa viva può andarvi contro”

L’esperienza della Scuola Media Libera “G.K.Chesterton”

Già dallo scorso Settembre, è nata la Scuola Media Libera “G.K.Chesterton” e Sabato 15 Novembre è stata presentata a Casa San Francesco l’attività della scuola e il progetto che la Cooperativa Capitani Coraggiosi ha intrapreso e che vuole portare avanti.

Sabato 15, l’avvocato Marco Sermarini, fondatore della Compagnia dei Tipi Loschi del Beato Piergiorgio Frassati, ha presentato la proposta di una scuola diversa, che affronti in pieno il problema dell’ “Emergenza Educativa” al quale il nostro caro Papa ci ha richiamato. Marco ha parlato delle caratteristiche della scuola pubblica e privata, e ha spiegato ciò che lo preme a cercare un modello di educazione diversa per i propri figli.
“In quest’ultimo periodo l’emergenza educativa ha sovrastato tutti i problemi del nostro tempo; manca, al giorno d’oggi, una seria educazione del popolo. La nascita di questa scuola vuole far sì che si riprenda in mano l’arma del giudizio e dell’informazione. La scuola Media Libera nasce dal desiderio di alcuni genitori di proseguire anche a scuola l’esperienza educativa che vivono in famiglia, in un momento, questo, in cui ai nostri ragazzi non si dà un'educazione basata su tradizioni cattoliche e li si allontana da una vita sana e positiva. La Cooperativa Capitani Coraggiosi (che si occupa da ormai quindici anni dell’educazione dei ragazzi portando avanti doposcuola e circolini nel territorio limitrofo di San Benedetto) vuole prendere sul serio questa emergenza educativa.”
Un esempio molto caro all’avvocato è quello dello shopping: "Molte volte per comprare un oggetto a cui teniamo facciamo tante valutazioni sull' estetica o sulla convenienza; invece per l’educazione dei nostri figli spesso non facciamo una scelta accurata: il criterio più diffuso è quello della vicinanza scuola-casa, quello della lingua, delle materie insegnate o magari la severità degli insegnanti. Tutto questo purtroppo non basta. La domanda da porci è: cosa dovrà diventare mio figlio? Deve essere educato dalla scuola o deve solo assimilare delle abilità (i tanto amati skills)? Con questa scuola la Cooperativa si è messa in gioco volendo costruire uomini e donne, ma questo potrà riuscire a farlo solamente educando i ragazzi, insegnandogli che vale la pena vivere. La scuola è come una nave” continua Sermarini “in ogni nave c’è bisogno di un capitano(chi dice cosa fare), un equipaggio (i professori), una rotta per sapere dove approdare; cosa fondamentale è una parte dell’equipaggio (i bambini) che vuole crescere. Purtroppo nella scuola di oggi non c’è niente di tutto ciò, non c’è una seria dirigenza che possa scegliere i propri professori, ci sono professori che fanno ciò che vogliono, non c’è una rotta e andando di questo passo la barca non andrà lontano.”
La Scuola Media è intitolata a Gilbert Keith Chesterton, scrittore inglese vissuto tra il 1874 e il 1936, che già a suo tempo aveva previsto che il pericolo più grande che avrebbe colpito la scuola del futuro sarebbe stata la “standardizzazione verso bassi standard” (ciò che sta accadendo adesso). Bassi, infatti, sono gli standard formativi, educativi verso cui la nostra gioventù sta andando incontro.
Il progetto che Scuola Media Libera ha iniziato è quello di costruire un centro polivalente formato da:
-scuola media inferiore;
-scuola media superiore;
-centro professionale;
-centro polisportivo.
La scuola per quest’anno utilizza dei locali situati a Porto d’Ascoli (AP) in Via Valtellina, presso la Cooperativa Capitani Coraggiosi, ma questa barca vuole salpare per rotte più ambiziose; per fare questo ha bisogno di persone che desiderino un'educazione seria per i propri figli e che aiutino questa iniziativa anche con uno sforzo economico, per far sì che si possa andare “contro corrente”.

Federico

giovedì 13 novembre 2008

La vera "onda" che ha invaso ieri la Statale di Milano: studenti a convegno, col desiderio di capire

Pubblichiamo questo articolo scritto da Matteo Forte preso da IlSussidiario.net

Un’onda ha invaso ieri l’Aula Magna della Statale di Milano. Un’onda lunga. Oltre 1.600 studenti hanno partecipato per un’ora e mezza al Convegno pubblico «Università: da dove ripartire», organizzato dal Coordinamento Liste per il Diritto allo Studio. Relatori: il Presidente dei rettori italiani Enrico Decleva e i senatori Nicola Rossi (Pd) e Giuseppe Valditara (PdL). Tema dell’incontro: le prospettive di riforma dell’università. Un tentativo, insomma, di andare oltre i semplici tagli, ma anche oltre le proteste strumentali di queste ultime settimane. Quella fiumana di gente che si è riversata nell’Aula Magna di via Festa del Perdono era irrefrenabile. Perché non smetteva di riempire ogni angolo della sala, ma anche perché – testarda – cercava di capire veramente come stanno le cose.

«È un momento di lavoro» spiega Stefano Verzillo, presidente Clds e moderatore. E allora giù in silenzio, a prendere appunti. Verzillo dà alcuni dati, cita delle cifre. Spiega quali leggi ci sono in ballo: quelle votate e quali ancora in discussione. Poi elenca i nodi ancora da sciogliere. A partire da questi si aprono le discussioni. Decleva, Rossi e Valditara. Altro giro di domande di Verzillo. E ancora: Decleva, Rossi e Valditara. Le teste sono sempre chine sul blocco degli appunti. Pochi gli applausi. Non perché non si condividono i contenuti dei relatori, ma perché è un momento pensato per ascoltare e comprendere, non certo per far sapere da che parte si sta. Chi era in quarta fila – dopo le prime tre zeppe di professori (circa una sessantina) – giura che ogni tanto si è girato per capire se il silenzio era dovuto al fatto che i più avessero tagliato la corda. E invece no. Tutti lì, ad ascoltare in silenzio. Chi schiacciato per terra e chi sulle scale. Chi, ancora, in piedi contro il muro, pigiato a destra e a sinistra dai suoi compagni di corso.

Parrebbe di essere di fronte alla cosiddetta “maggioranza silenziosa”, se non fosse stato per quel canto iniziale che viene eseguito all’unisono. Si tratta della «Ballata della società», scritta nel 1965 da Claudio Chieffo. «Ma l’amaro l’amaro che c’è in me, sarà mutato in allegria» cantano tutti i 1.600. «Non ho mai visto una cosa simile» commenta uno dei due senatori. In effetti questa onda è insolita. Non è spiegabile attraverso un discorso ideologico, né categorie politiche. Chi ha organizzato il Convegno e chi vi ha partecipato ha accolto in egual modo un esponente della maggioranza ed uno dell’opposizione. Nessuno dei due è stato contestato. Non c’erano rivendicazioni, ma solo uno striscione con le parole del Capo dello Stato: «Su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione, ma si apra all'ascolto reciproco». Non si tratta di essere Napolitano’s boys. Tutt’altro, spiega Verzillo nelle conclusioni: «Noi all’università, a questa possibilità di crescita e di formazione, ci teniamo». Per questo i passaggi più graditi dal pubblico sono due. Quando il senatore Rossi, con uno slogan - «Fare eccellere il talento laddove c’è» -, spiega che occorre riformare il diritto allo studio finanziando gli studenti, anziché gli atenei, e pagando di più un giovane ricercatore brillante piuttosto che un ordinario attempato che non ha più niente da dire. L’altro quando, sulla scia di quanto detto dall’esponente del Pd, Valditara afferma la necessità di diversificare gli stipendi del personale docente a seconda dei risultati.

Non c’è polemica, ma dialettica. Non c’è contestazione, ma desiderio di capire. Non ci sono bandiere, ma zaini, borse e appunti. È l’onda lunga dei 1.600 di ieri mattina alla Statale. Forse, perché i giornali si occupino di loro, quest’onda deve sommergere di fischi il capro espiatorio di turno, o mandare in tilt il traffico di Milano. Ma come un fiume carsico, gli universitari di ieri scorrono sotto il silenzio mediatico per riemergere improvvisamente. E non per distruggere, ma per costruire.

Matteo Forte

martedì 11 novembre 2008

"Una cosa morta può andare con la corrente, ma solo una cosa viva può andarvi contro" G.K.Chesterton

Invitiamo tutti
Sabato 15 Novembre ore 16,00 a Casa San Francesco di Paola - Grottammare (AP)
all' incontro di presentazione della


Scuola Media Libera "Gilbert Keith Chesterton"